I sette sacramenti
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I sette sacramenti

L’interazione interpersonale è costituita da gesti, segni e parole, che utilizziamo per esprimere all’esterno i nostri pensieri e sentimenti. In quanto creature viventi, ne abbiamo bisogno. Attraverso la consuetudine e l’intesa, i segni, i gesti e i simboli hanno acquisito un significato e un’efficacia particolari, come dimostrato anche dal rapporto tra uomo e Dio in tutte le religioni.
Nella fede cristiana sono presenti sette segni o cerimonie simboliche dal significato straordinario: i sette sacramenti, che celebriamo come “luoghi” d’incontro con Dio. Crediamo che durante la celebrazione dei sacramenti Dio ci faccia dono della sua presenza e del suo amore. Sono “segni efficaci”, che concretizzano quello che annunciano: l’incontro con Dio attraverso Gesù Cristo nello Spirito Santo.

La fede cristiana vede in Gesù Cristo Dio stesso che opera per la salvezza (in riferimento a “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Giovanni 10,10) degli esseri umani. In Gesù Cristo, Dio ci ha mostrato chi è e qual è il suo rapporto con gli uomini. Gesù Cristo è il segno vivente dell’amore di Dio per noi esseri umani, e quindi il sacramento, il luogo di incontro con Dio per eccellenza, da intendere come il “sacramento primordiale”. “Chi ha visto me, ha visto il Padre", dice Gesù a Filippo.

Durante il suo commiato, Gesù promise ai suoi discepoli che sarebbe rimasto in mezzo a loro sotto forma di Spirito Santo.
Attraverso il suo Spirito, egli è presente nella comunità della Chiesa, affinché essa possa essere segno di amore, di vicinanza, di presenza di Dio, nel suo nome, nel suo spirito e nella sua potenza. Da questa connessione con Cristo, la Chiesa ha il mandato di essere un sacramento universale di salvezza.

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I sette sacramenti
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Visti in questo modo, i sette sacramenti diventano espressioni della vita della comunità religiosa durante momenti particolarmente importanti della vita umana ed ecclesiale, proprio come accade durante la celebrazione delle occasioni speciali nella vita di tutti i giorni. Ne consegue anche che i sacramenti non sono occasioni e celebrazioni private, ma espressioni di fede comune e di appartenenza a una comunità religiosa. È chiaro che i sacramenti sono eventi sociali e non automatismi: espressione esterna di un sentimento di fede già esistente, e al tempo consolidato. E infine diventa comprensibile che se non è possibile celebrare questi segni esterni, allora è sufficiente la fede nell’operato di Dio, perché i segni non sono lì per volere di Dio, ma dell'uomo.

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Il sacramento del Battesimo
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Il Battesimo, specialmente nel caso di bambini appena nati, esemplifica il dono dell'amore e della fedeltà di Dio a noi esseri umani: Dio ama tutti gli esseri umani, al di là dalle azioni compiute e delle colpe umane. Il Battesimo dei neonati, che dipendono completamente dalle cure e dall’attenzione dei loro genitori, suggerisce la nostra dipendenza da Dio, al quale dobbiamo la nostra vita. Il Battesimo solleva i genitori dall’eccessiva preoccupazione per il futuro del bambino, e allo stesso tempo ricorda loro che il bambino non appartiene a loro, ma che è loro responsabilità accompagnarlo nel suo cammino di vita e di fede, fin quando acquisisce la completa indipendenza.

Il Battesimo ci dona una nuova vita in Cristo. Questo significa che attraverso il Battesimo veniamo liberati e autorizzati ad “amare Dio e il prossimo, come Gesù ci ha insegnato" (rito battesimale), ricevendo pertanto una parte della sua dignità regale, sacerdotale e profetica, che è sia un dono, sia un compito: il re si adopera per il benessere del suo popolo, il sacerdote dedica la sua vita al legame tra Dio e l'umanità, il profeta indica le opportunità e i pericoli di azioni concrete e omissioni.

Il Battesimo è il primo dei cosiddetti sacramenti dell'iniziazione, che comprendono anche la Cresima e l'Eucaristia. Attraverso il sacramento del Battesimo, si è accettati e integrati nella comunità dei credenti in Cristo, ovvero nella Chiesa. La Chiesa sa di essere portatrice del messaggio e dell’esempio di Gesù Cristo. Con il Battesimo, Gesù inizia a una nuova vita. L'introduzione a una vita "nuova", iniziata da Gesù mediante il Battesimo, avviene per mezzo di persone concrete (genitori, madrine, padrini, comunità parrocchiale). È per questo motivo che la celebrazione battesimale occupa un posto privilegiato nella chiesa parrocchiale, e sarebbe (o è) auspicabile che la comunità parrocchiale si unisca alla celebrazione. Un modo anche per sottolineare la corresponsabilità nel perseguire una decisione personale di fede.

Il sacramento della Cresima

La Cresima è il secondo dei tre sacramenti dell'iniziazione, anche se in Italia viene al terzo posto nell'ordine di celebrazione. La Chiesa orientale ha mantenuto la pratica che risale ai primi secoli. Nella Chiesa occidentale la Cresima è stata invece separata dal Battesimo, perché i vescovi si sono riservati la facoltà di celebrare questo sacramento quando il cristianesimo si è diffuso nelle zone rurali. Nel corso del tempo, la Prima Comunione venne celebrata separatamente dal Battesimo, e successivamente la Prima confessione iniziò a precedere la celebrazione della Prima Comunione.
Il momento della celebrazione della Cresima e della Prima Comunione è stato fissato spesso in modo differente. La Cresima si riceve attualmente all’età di 16 anni. Questa età è un punto di svolta nella vita umana. Nel sacramento della Cresima, la presenza di Dio e il rafforzamento del suo Spirito diventano un ausilio per la crescita verso la “piena maturità” in Cristo. La parola Cresima significa “rafforzamento”: una conferma in direzione di ciò che è stato stabilito con il Battesimo, ovvero percorrere la via di Gesù, scegliere la vita "nuova" che Gesù ci ha donato, comprendere la decisione personale di fede mediante il conforto dello Spirito Santo, aiutare nella scelta di Cristo e della comunità religiosa, essendo così incaricati e abilitati a servire nella Chiesa e a testimoniare l’amore di Dio nel mondo.

Quando talvolta la Cresima viene definita "Sacramento dello Spirito Santo", non significa che riceviamo uno Spirito Santo diverso da quello che ci è già stato dato al momento del Battesimo, ma piuttosto che Dio ci offre i doni del suo Spirito in modo particolare, se li chiediamo con fede. Questo non accade perché vediamo nel sacramento una formula magica con cui vogliamo o possiamo sottometterci alla volontà di Dio, ma perché egli può operare in modo "nuovo" e "diverso" in noi e attraverso noi quando ci apriamo a lui.

In relazione alla preparazione alla Cresima, i fedeli della parrocchia si confrontano in modo concreto con due questioni decisive: in primo luogo, la questione della nostra disponibilità ad aiutare i giovani, mediante la nostra parola e il nostro esempio nel prendere una scelta responsabile di fede. In secondo luogo, la questione della nostra maturità nella fede e la nostra scelta consapevole di fede: che posto occupa lo Spirito Santo nella nostra vita individuale e con gli altri? Lo scrittore ecclesiastico Tertulliano riferisce che la gente avrebbe esclamato con stupore riferendosi alle prime comunità cristiane: “guarda come si amano l’un l’altro!".

Il sacramento dell’Eucaristia
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Il sacramento dell’Eucaristia è il terzo dei tre cosiddetti sacramenti dell’iniziazione. L’Eucaristia occupa un posto speciale nella vita della Chiesa e dei suoi singoli membri, perché è “la fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”, come affermato dal Concilio Vaticano II. È la celebrazione della ragione della nostra speranza, ottimismo e fede nel senso, nella realizzazione e nel successo della vita. È la celebrazione della nostra liberazione dal peccato, dall’inferno e dalla morte attraverso la morte, ed è la celebrazione della resurrezione di Gesù. Allo stesso tempo, corrisponde a un’esperienza chiave della nostra vita, il bisogno fondamentale di nutrimento, di comunità e di celebrazione della vita.

Durante la Prima comunione, i battezzati accolgono l’intera comunità religiosa, i fedeli della parrocchia e la Chiesa nella sua globalità, attraverso la partecipazione alla Cena del Signore. Dio ci invita alla comunione reciproca e con Gesù. Con il Battesimo Dio ha fatto di noi il suo popolo sacerdotale. Gli apparteniamo e siamo sorelle e fratelli. Quando si parla di “adorazione”, siamo consapevoli che l’iniziativa viene da Dio: egli ci serve con il suo Cristo per mezzo dello Spirito Santo, e noi rispondiamo attraverso l’adorazione. Quando siamo riuniti nel nome del Signore, egli è “in mezzo a noi” con la sua Parola e nei segni eucaristici del pane e del vino.

La commemorazione della sua morte e resurrezione agisce su di noi. Le sue opere di amore e il suo dono della vita diventano realtà, il suo amore tocca la comunità celebrante. La nostra risposta a tutto questo è il ringraziamento. È “l'Eucaristia” che ruota intorno alla celebrazione del dono della “nuova ed eterna alleanza". A questo si uniscono la supplica e l’intercessione come espressione di fiducia per il presente e il futuro, sulla base di ciò che Dio ha fatto in passato. Il ricordo e il ringraziamento avvengono nel segno del pasto che ci ha chiesto di celebrare. Il pasto ha avuto un ruolo importante nel suo messaggio e nella sua vita. Il pane sta a significare che Dio allontana da noi la miseria, e il vino che in lui ritroviamo la pienezza della vita. In questo modo il pasto eucaristico diventa un segno del suo amore, che dà la vita con il suo corpo e il suo sangue, e una celebrazione della riconciliazione finale con Dio. Durante la Comunione si fa per noi carne e sangue, affinché possiamo diventare un tutt’uno con lui e attraverso di lui.
Da questo deriva il nostro compito e la capacità di amarci gli uni gli altri, come lui ci ha amati.

Il sacramento della Penitenza
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L'esperienza ci insegna che nella vita siamo costretti a fare innumerevoli inversioni di rotta, sia per ignoranza, sia per colpa nostra. Laddove agiamo in malafede e imbocchiamo, consapevolmente e deliberatamente, la direzione sbagliata, danneggiando noi stessi e/o gli altri, parliamo di colpa, e laddove, da cristiani, sappiamo di agire contro la volontà del Signore, parliamo di peccato. Ci separiamo da Dio, dai nostri simili, dalle nostre possibilità di crescita. Facendo un’ultima riflessione, con peccato si intende una violazione o negazione dell’amore. Si manifesta in diverse misure, il che si traduce anche in una diversa valutazione della conoscenza, della volontà e dei fatti.

La parola “pentimento” ha la stessa radice della parola “migliore”. Il pentimento riguarda quindi l’atteggiamento d’interesse verso la via migliore nella giusta direzione, l’orientamento di fondo verso Dio, il prossimo e la propria umanità.

Nella fede cristiana, la certezza della colpa si ricollega alla certezza della disponibilità di Dio a perdonare. Non è l’uomo a doversi prima pentire per riconquistare l’amore di Dio, ma è Dio a prendere l'iniziativa e, nel suo amore, va dietro al peccatore per riportarlo a sé.

Laddove il peccatore si allontana dalla via errata e si rivolge a Dio, Cristo diventa il “luogo" d’incontro su questa strada e il “luogo” della riconciliazione tra Dio e l’uomo. In nome di Cristo, la comunità della Chiesa è l’araldo e il segno di questa riconciliazione. In questo senso, la vita religiosa è nella sua globalità il luogo e la fonte del perdono dei peccati.

Una forma particolarmente intensa di questo incontro di guarigione, perdono e riconciliazione è il sacramento della Penitenza, che si differenzia dalle altre fonti di perdono dei peccati in quanto all’individuo, provato dalle proprie colpe personali, viene esplicitamente promesso: "i tuoi peccati sono perdonati".

Altre indicazioni sul tema “Penitenza”

In merito all’obbligo di confessarsi: i precetti della Chiesa impongono di confessare i peccati gravi (“peccati mortali”) almeno una volta all’anno nel periodo di Pasqua. La pietra di paragone è l’offesa all’amore per Dio, al prossimo e/o a sé stessi, ed è riconosciuta come peccato grave.

In merito alla frequenza della confessione: ogni persona dovrebbe essere responsabile di cercare e seguire il proprio cammino personale. Come regola generale, si può applicare quanto segue: in periodi di tempi non troppo lunghi.

In merito alla confessione dei bambini: il vero problema è la pratica degli adulti. In linea di principio, ha certamente senso che i bambini familiarizzino con il sacramento della penitenza, ma più intesa come un invito, che come un obbligo. In ogni caso, per gli adulti si pone la questione della prassi della confessione. Bisogna fare attenzione che il sacramento non venga frainteso e non se ne faccia abuso come misura educativa.

Il sacramento dell’unzione degli infermi
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Le esperienze chiave nella vita di un essere umano includono la malattia, la vecchiaia, i pericoli della vita, la morte dei propri cari e la certezza della propria morte. A questi si associano le paure, la domanda sul senso della vita, l’esperienza della solitudine, l’addio e la perdita, i dubbi sull’amore di Dio.
Alla luce di queste esperienze, il sacramento dell’estrema unzione promette un incontro con Dio che guarisce e fortifica: la promessa simbolica di non essere abbandonati da Dio e di non perdere il suo amore, ma al contrario, di rimanergli il più vicino possibile.

Allo stesso tempo, l’unzione degli infermi è un’espressione di solidarietà della comunità dei fedeli, che può essere dimostrata attraverso una celebrazione comune. La preghiera e l’unzione all’interno della comunità di fedeli diventa un'espressione concreta della nostra fede nella comunione dei santi e del potere di intercessione della preghiera, a prescindere dall'esperienza di vicinanza che infonde energia e coraggio nella vita.

Per maggiore comprensibilità, l’espressione “estrema unzione” è stata sostituita con “unzione degli infermi”. Ovviamente, anche i defunti posso ricevere l’unzione degli infermi, ma il vero sacramento della morte è l’Eucaristia, motivo per cui era e talvolta è ancora chiamata "viatico". È per questo motivo che non si dovrebbe aspettare l’ultimo momento per celebrare l’unzione, ed è per questo che da decenni si usa praticare la celebrazione congiunta del sacramento, di tanto in tanto anche insieme alla comunità parrocchiale, per rammentare anche a chi è sano la propria vulnerabilità, le proprie paure della vita e le esperienze di precarietà.

Il sacramento dell’Ordine
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Alla base del sacramento dell'Ordine c’è il sacerdozio comune dei battezzati. L’unico sacerdote del Nuovo Testamento che svolge il compito di mediatore tra Dio e l’umanità è Gesù Cristo. In relazione a lui, tutto il popolo di Dio del Nuovo Testamento (la Chiesa) è un popolo eletto. Un sacerdozio regale. Tutti i battezzati hanno la stessa nobile dignità davanti a Dio, ma anche la stessa responsabilità gli uni verso gli altri, nonché verso il mondo.

La natura speciale del sacerdozio nasce dall’esperienza delle leggi della convivenza umana: per una buona riuscita, sono necessari diversi ministeri. Tra i vari ministeri della Chiesa, il sacerdozio ministeriale ha un significato importante per la struttura della Chiesa stessa. Non perché il sacerdote sia una persona “speciale”, ma perché questo ministero significa un servizio speciale di Cristo per la sua congregazione, e chiama a servire con disponibilità particolare il sacerdozio generale: il sacerdote dovrebbe richiamare l’attenzione a Cristo con tutto sé stesso, rendere pubblicamente visibile la presenza di Cristo attraverso la proclamazione, la celebrazione della morte e della resurrezione di Cristo, il servizio per l'unità e la riconciliazione, per la struttura e la guida della congregazione.

Il sacramento del matrimonio
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“Non è bene che l'uomo sia solo”. Queste parole si trovano all’inizio del primo libro della Bibbia (Gen 2,18b) e vengono pronunciate da Dio. Si tratta di un’esperienza chiave dell’umanità: le persone hanno bisogno di incontri e relazioni, hanno bisogno gli uni degli altri, dipendono gli uni dagli altri e cercano rifugio e sicurezza gli uni negli altri. Una persona non può raggiungere da sola una vita significativa, soddisfacente e di successo. In ognuno di noi risiede il desiderio di essere importanti, di essere accettati, di essere amati per la nostra unicità. Una realtà speciale per raggiungere tutto questo è il matrimonio, l’unione tra uomo e donna nell’amore e nella fedeltà per tutta la vita. La fede biblica vede nella storia d’amore dell'uomo e della donna la storia d'amore di Dio con queste due persone, e nell'amore e nella fedeltà per tutta la vita un simbolo dell'amore e della fedeltà irrevocabili di Dio verso il mondo e gli uomini. La sessualità è un'espressione essenziale di questo amore, e soddisfa allo stesso tempo il desiderio di continuare a vivere nei propri figli, offrendo pertanto anche un servizio alla società.

La decisione di instaurare un rapporto in libertà permette di intraprendere un cammino contro il pericolo di atrofizzazione nel desiderio permanente di poter andare in tutte le direzioni. Tutti gli elementi umani trovano spazio nel matrimonio cristiano. Libertà del rapporto, volontà di essere fedeli come esclusività e durata della relazione d'amore, volontà di avere figli, volontà di condividere la responsabilità nella società e nella Chiesa. Gli sposi si donano l’un l’altro il sacramento del matrimonio, pertanto il sì reciproco rappresenta un evento sacramentale, che diventa per entrambi un luogo d’incontro con Dio, mentre loro diventano un luogo d'incontro con Dio per gli altri.
L’esperienza ci insegna che l’amore non è per sempre, e la fedeltà non è facile da perseguire nella vita quotidiana. Il fallimento esiste e può presentarsi in qualsiasi nostra decisione, sfera e progetti di vita. Realizzare l’ideale cristiano del matrimonio attraverso la fede non è una richiesta di Dio di essere "a posto" davanti a lui, ma un invito a confidare nella promessa del suo sostegno in un cammino difficile, ma gratificante.